l’universo del mondo kawaii
articolo di elisa chinazzo
Dal Giappone alle ragazze di Tiktok, le lolita oggi sono nuovamente in voga. L’interesse per lo stile romantico colpisce persone di tutte le età, che lo sfoggiano in total look o con piccoli tocchi. Perché non riusciamo proprio a fare a meno della loro cuteness?
La moda ha sempre pescato dalle vecchie subculture per farne dei trend o semplicemente per creare qualcosa di nuovo. Questa volta lo fa tornando nel Paese del Sol Levante, il quale ha sempre influenzato il nostro Occidente, dal mondo anime al k-pop. Ci troviamo negli anni ’80 e precisamente in Giappone, nel quartiere di Harajuku di Tokyo. Qui si concentrano i negozi in cui si radunano i ragazzi con questo stile. Il termine appare per la prima volta sulla rivista di moda “Ryukou Tsushin” nel numero di settembre 1987. Tra pizzi, merletti e crinoline, la tendenza più gotica invece, viene ufficializzata nel 1999 dal brand giapponese Moi-même-Moitié, fondato da Mana, il chitarrista del gruppo gothic metal Moi dix Mois. Le sfumature lolita si diffondono all’estero anche grazie alla band tutta al femminile delle Princess Princess, mantenendo un rapporto saldo tra musica e moda.

Un po’ di storia
Nata alla fine degli anni ’70, basata sull’era vittoriana e sui vestiti dell’epoca rococò, la moda Lolita ((ロリータ・ファッション) ha avuto diverse variazioni e influenze letterarie, come quella di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. La silhouette classica prevede sopra una camicia, a cui si può aggiungere un corsetto, una mantella o un gilet e sotto una gonna al ginocchio, con una forma a campana, data da varie sottogonne e crinoline. Per completare il look, calzettoni o collant, un grembiulino, dei fiocchi, una parrucca, copricapi e scarpe come le mary jane. È la reazione dei giovani che preferiscono andare controtendenza ed essere “carini”, non sexy e con troppa pelle esposta.
Lo stile Lolita si è evoluto ed è arrivato fino ad oggi poiché diversi stilisti l’hanno reso un format da copiare e riprendere. Primo fra tutti è stato il designer giapponese Yasutaka Funakoshi del brand Alice Auaa, che a partire dal 1993 diviene il traduttore del linguaggio della strada, portando in sfilata corsetti, abiti a balze, maschere in pelle e acconciature voluminose. Con il passare degli anni, il trend, si infiltra anche tra gli stilisti di fama mondiale tra cui Marc Jacobs con le sue collezioni dark per l’Autunno Inverno 2016 e la Primavera Estate 2017, o nelle silhouette teatrali di Rei Kawakubo per l’Autunno Inverno 2019 di Comme des Garçons.
Non possiamo non nominare il più grande ladro della moda Gothic Lolita, ovvero Alessandro Michele, il quale per la Resort 2017 di Gucci e diverse altre collezioni, ha tradotto lo stile in una serie di abiti d’epoca stratificati, mixando babydoll, berretti con orecchie da gatto, dettagli in pelle e calzettoni in maglia (tipici del gusto lolita). I riferimenti non sempre sembrano essere chiari ma ciò che è evidente è come l’estetica lolita sia stata sviscerata e portata in scena.

Uno stile, tanti modi di proporlo
Non si tratta di un unico stile, bensì di una macrocategoria che racchiude tante tendenze. Queste spesso sono una l’evoluzione dell’altra, come il Classic Lolita, il quale prende forma dall’influenza primaria ma è più sobrio e sofisticato; o sono il risultato di un mix di più subculture insieme come il Punk Lolita. Poi c’è il Shiro e Kuro Lolita che si distinguono per la scelta monocromatica del look, la prima total white e la seconda total black, e sono molto diffusi dalle coppie. Mentre l’Ōji Lolita nasce principalmente per i ragazzi e si ispira alla moda vittoriana maschile, coi tipici completi pantalone e cappelli a bombetta!
Poi abbiamo lo stile forse più interessante al momento, il quale ha spopolato sulle piattaforme di tutto il mondo con un’estetica molto pulita e cute, ovvero lo Sweet lolita. Influenzato sia dall’epoca rococò che da quella vittoriana e edoardiana, usa colori pastello ed è riconoscibile soprattutto per questa allure da fanciulla, grazie ad accessori e applicazioni come fiocchi e fiocchettini, merletti e crinoline. Dall’altra parte abbiamo un’interpretazione più horror e splatter con il Guro Lolita, il quale imita delle bambole di porcellana, ma rotte e sporche di sangue.
Come vediamo, tutte le variazioni del mondo lolita vogliono rendere le persone più kawaii, cioè carine come bambole, né sexy né provocanti. Ed è proprio questa la differenza principale con l’estetica coquette, la quale, invece, ispirandosi al libro “Lolita” del 1955 di Vladimir Nabokov non c’entra affatto con la sottocultura giapponese, ma rappresenta uno stile più sensuale e “civettuolo”. L’iper-femminilità rimane comunque bambinesca, caratteristica che accomuna gli stili, ma con una connotazione più forte perché i vestiti sono succinti e talvolta sembrano proprio biancheria intima!

Da questa tendenza si sono sviluppati diversi core visibili anche sulle passerelle come il ballet core. Basti citare la passione per le ballerine e tutto ciò che si collega al mondo della danza, che ha invaso la moda del 2024 e continuerà a persistere nel 2025.

Queste estetiche sono la dimostrazione di come nella moda ci sia una continua ricerca su ciò che ci ricorda l’infanzia e il passato, perché si ha la necessità di fuggire e viaggiare con la mente, giocando attraverso volumi e tessuti delicati anche da adulti. Magari acquistando un paio di ballerine, una camicia con le trine o scegliendo una manicure zuccherosa 3d!
Tra i seguaci di questa sottocultura troviamo anche nostre connazionali come Alexia Varyaren e ragazze di tutto il mondo, di cui lasciamo il loro profilo social per addentrarvi nella loro realtà !
https://www.instagram.com/spiro_j/
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