Intervista di Mira Postolache

Abbiamo già scritto su di lui, Gnut, cantautore napoletano che da anni calca le scene musicali seguendo un cammino unico e personale. Oggi invece a parlare è proprio lui stesso, Claudio, intervistato da Mira Postolache per ALL in.

Il songwriter si apre a noi descrivendo Nun te ne fa’ e la sua filosofia, raccontandoci Napoli, l’amore per la musica e il lavoro creativo fatto con diverse personalità che ha dato vita all’album.

foto di alessandra finelli

La tua definizione di musica. La forma d’arte più vicina al divino. Qualcosa di profondamente spirituale.

Napoli per te in poche parole, ma profonde. Una meravigliosa caotica e spregiudicata madre.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato? Sia dal punto di vista musicale che umano, tutti gli incontri che ho fatto da quando ho iniziato.

Ricordi quali sono stati i primi pezzi che hai suonato? I classici pezzi del cantautorato italiano che un po’ tutti quanti proviamo a suonare o altro? Ho iniziato a suonare la chitarra a quattordici anni con “La canzone del sole” di Battisti. Ho immediatamente scritto la prima canzone. Poi mi sono innamorato dei Nirvana e del grunge. Passati i vent’anni mi sono appassionato al suono acustico quindi al folk inglese e americano.

Il tuo ultimo album, ”Nun te ne fa”’, è un invito a non dare troppo peso ai problemi. Cosa ti ha portato a scrivere questo album e cosa ti ha ispirato particolarmente? Le canzoni hanno accompagnato tutte le fasi della mia vita da quando ho iniziato a suonare. Oramai è una piacevolissima abitudine quella di raggruppare canzoni che rappresentano un periodo specifico della mia vita e raccoglierle in un album. Anche questo disco è nato così. Racconta le mie passioni dei miei ultimi otto anni. Mi sono lasciato ispirare dal tentativo di mescolare le mie radici musicali con quello che mi affascina musicalmente ma appartiene ad altre culture. I testi di Alessio, le sonorità di Michele Signore, le voci di Fausta Vetere e Ilaria Graziano e la tammorra di Luca Rossi sono tutti elementi che riportano alla mia terra ed alla mia cultura musicale. Il lavoro sugli arrangiamenti di Piers e le batteria di Simone Prattico hanno reso il sound del disco internazionale. Io mi trovo giusto al centro di tutte queste energie.

Cos’è il gioco di rime per te? È un modo come un altro per provare ad esprimere qualcosa e di condividerlo con gli altri. Credo che la forma sia importante ma il contenuto sia fondamentale e che tutti i mezzi siano leciti per cercare di esprimersi al meglio.

Quanto è importante per te suonare live e la connessione con le persone? È fondamentale. La musica come tutte le arti è comunicazione e i concerti sono un momento importantissimo di contatto reale con chi ti ascolta.

La canzone che più ami e che ti ha cambiato la vita. Ce ne sono tantissime. La prima che mi viene in mente e “Mother” di John Lennon. Tra le mie più recenti “Anche per te”, perché è una canzone che mi ha fatto far pace con la vita e i miei demoni.

Raccontaci l’esperienza vissuta assieme al poeta Alessio Solo per il tuo ultimo album. Con Alessio tutto è nato grazie ad una canzone: “L’ammore ‘o vero”. Da poco aveva iniziato a pubblicare versi sui suoi social ed io per gioco ho provato a musicare una delle sue poesie. Abbiamo scoperto di avere una grandissima sintonia sia dal punto di vista artistico che umano. Sono felice di tutte le cose che abbiamo fatto insieme ma soprattutto di aver trovato un grandissimo amico.

Qual è il messaggio che vuoi comunicare attraverso la tua poesia e la tua musica? Quello che voglio comunicare è il mio punto di vista nella maniera più sincera possibile. Questa cosa mi fa sentire meno solo al mondo quando qualcuno si riconosce nella mia musica e credo/spero sia lo stesso per chi mi ascolta.

Quanto è importante per te essere stato accolto dal singer songwriter inglese Piers Faccini nella sua etichetta Beating Drum?  Ho conosciuto Piers circa vent’anni fa a Londra. All’epoca non avevamo ancora pubblicato nessun album. Ricordo quando lo sentii cantare per la prima volta. Mi lasciò senza parole. Uno dei più grandi talenti che io abbia mai incontrato.  Con lui abbiamo già lavorato al mio secondo disco “Il rumore della luce” che è stata la sua prima produzione artistica. All’epoca non aveva ancora fondato la sua etichetta “Beating Drum”. Da quando è nata non vedevamo l’ora di collaborare di nuovo. Finalmente è arrivato il momento. Poi sono un grandissimo fan di Piers e di tutti gli artisti della famiglia “Beating drum” quindi per me è un grandissimo onore.

Devi scrivere una lettera al te del FUTURO. Cosa scriveresti? Di conservare con tutte le forze la serenità costruita in questi ultimi anni.

ascolta l’album NUN TE NE FA’ qui

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