Giorgia Andreazza ci racconta la sua visione innovativa, che fonde l’arte della moda con la sostenibilità, attraverso sua collezione Fall/Winter 25/26 e l’utilizzo di materiali di scarto, 3D e fibre di caffè

di andrea mattioli

Siamo stati alla presentazione di Bergie, dove abbiamo avuto l’occasione di conoscere Giorgia Andreazza, giovane designer e fondatrice del brand, nata a Bassano del Grappa. La sua passione per la moda è presente fin da piccola; i suoi genitori l’hanno supportata nel dare libero sfogo alla sua creatività, permettendole di sperimentare con tessuti e materiali. Questa libertà iniziale è stata il terreno fertile per il suo percorso accademico, che l’ha vista frequentare corsi di Fashion Design, all’interno dei quali ha sempre puntato all’eccellenza, mettendo in gioco una naturale predisposizione al gioco creativo con i tessuti.

Durante il suo percorso formativo, Giorgia ha avuto modo di immergersi nel mondo reale della moda, collaborando con diversi brand, sia come assistant stylist che come modella. La sua propensione nel mettersi in gioco sempre, anche nella parte più teorica della moda, ha facilitato il suo approccio alla creazione del marchio Bergie, che nasce dalla fusione delle sue esperienze e dall’interesse per il mondo della moda asiatica.

Per Giorgia, la moda non è solo un mestiere, ma una necessità di auto-espressione. Il suo bisogno di creare nasce dal desiderio di identificarsi in ciò che realizza, di tendere verso ciò che è insolito e di esporsi con coraggio. Per lei, la moda è una continua evoluzione: anziché cancellare le esperienze passate, le utilizza come trampolini di lancio per trasformarsi, mutare e crescere. Questo approccio le ha permesso di sviluppare una connessione con ogni tipologia di materiale, compresi quelli di scarto.

Bergie è un riflesso diretto della sua personalità e la concretizzazione delle competenze che ha acquisito nel corso degli anni. La proposta del brand è senza genere, mettendo in risalto la duttilità dei capi e la possibilità di esprimere il proprio carisma attraverso l’abbigliamento. Giorgia non vuole solo progettare vestiti, ma trasmettere la sua visione di giocosità e innovazione all’utente finale.

Il lavoro con materiali di scarto e la continua ricerca di sostenibilità fanno di Bergie un progetto con una forte identità, ma anche maturo e pronto a lasciare il segno nel panorama della moda internazionale.

Possiamo dire che questi ideali sono stati ben espressi durante la presentazione della collezione Fall/Winter 25/26 di Bergie: un omaggio alla cultura storica del caffè e al suo potere di unire le persone. Il caffè, infatti, è simbolo di condivisione e riflessione, capace di generare connessioni anche nei momenti più complicati. Il libro giapponese “Finché il caffè è caldo” è stato un riferimento importante per Giorgia, che ha scelto di rappresentare il concept attraverso due ragazze unite da un tavolo, simboleggiando il rito del caffè.

Un altro aspetto distintivo del progetto è la creazione di abiti in 3D e l’approccio innovativo alla tintura, che consente di partire da un capo per trasformarlo completamente. Inoltre, la collezione gioca con le lunghezze dei capi, l’utilizzo di lembi e un dinamismo che si riflette in ogni dettaglio. La presenza di un drone ingabbiato nella collezione rappresenta il ruolo sempre più pervasivo della tecnologia, che ha ipnotizzato la società, creando reazioni meccaniche e non naturali, come il caffè stesso.

Un’ulteriore novità è la borsa realizzata attraverso fibre di caffè, creata grazie alla collaborazione con un biotecnologo. Questo accessorio, già iconico, dimostra come Bergie sia sempre alla ricerca di soluzioni sostenibili e all’avanguardia.

Non vediamo l’ora di assistere alla continua evoluzione di Bergie e di scoprire come il brand continuerà a svilupparsi nei prossimi anni.


Lascia un commento