ZAZI VINTAGE FW 25/26
di francesca berteotti
In un mondo dove la velocità e l’omologazione tendono a imporsi sempre più, durante la Fashion Week di Milano abbiamo incontrato un brand che ci invita a rallentare, a riflettere e a celebrare l’unicità. Si tratta di ZAZI Vintage, un marchio che, fin dalle sue radici, celebra il potere delle donne, l’artigianato e la sostenibilità, creando un legame profondo tra culture diverse, dall’Afghanistan all’India, passando per il Perù e il Ghana.
Fondato nel 2017 da Jeanne de Kroon, ZAZI non è solo una linea di abbigliamento, ma una piattaforma di storytelling dove l’artigianato si presenta come ponte tra culture. Ogni capo racconta una storia, un incontro, una forma di sorellanza globale che unisce donne da ogni angolo del mondo.







Il sogno di Jeanne de Kroon era quello di onorare le comunità femminili, rispettare il legame con la terra e promuovere l’artigianato. Un viaggio che l’ha portata in India, dove ha incontrato Madhu Vaishnav, una donna straordinaria che gestisce una cooperativa che offre indipendenza economica alle donne. Fu in quel momento che Jeanne capì che la moda poteva diventare il legame tra mondi lontani e che, attraverso ogni filo e ogni ricamo, poteva emergere una nuova storia di empowerment femminile.
Da una piccola stanza da studentessa con soli sette abiti in ikat, oggi ZAZI è una realtà che coinvolge oltre 1.400 artigiane in tutto il mondo che realizzano pezzi con passione, usando tecniche ancestrali che si fondono con il design contemporaneo. Tra queste, Suzani, un tipo di ricamo tradizionale dell’Asia Centrale, rappresenta uno degli emblemi più distintivi del brand. I cappotti in Suzani vintage sono realizzati con ricami fatti a mano e rifiniture in pelle di pecora upcycled e ogni motivo ha un significato profondo: melograni per la fertilità, fiori per la connessione con la natura, peperoncini per la protezione dal malocchio.
ZAZI lavora inoltre con artigiane in Afghanistan, attraverso Artijaan, una piattaforma che supporta artigiani in paesi colpiti da crisi politiche ed economiche e protegge tecniche tramandate da generazioni e con Kullvi Whims, un collettivo di donne in India che preservano le tradizioni di filatura, tessitura e maglieria. Qui ogni collaborazione è un atto di rispetto per la cultura, un’opportunità di crescita reciproca e una testimonianza di come la moda possa essere un mezzo per raccontare il mondo che ci circonda.
Il brand crea quindi partnership durature che vanno oltre il concetto di tendenze stagionali, costruendo un legame profondo con le comunità con cui lavora. Il “cappotto della speranza”, ad esempio, è un omaggio alle artigiane afgane, le cui mani raccontano storie di resilienza e speranza. Realizzato a mano, ogni punto di questo cappotto racconta il desiderio di cambiamento e la forza di chi non si arrende, nemmeno nelle difficoltà più grandi.
Perché in un cappotto, in un abito, in ogni dettaglio, c’è una storia da raccontare. E quella storia è quella di ogni donna che, con il suo lavoro e il suo spirito, cambia il mondo.

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