l’essenza dell’arte tessile alla Fondation Cartier

di marina comerio

La Fondation Cartier pour l’art contemporain, nel cuore di Parigi, sembra voler prendere le distanze dalla frenesia della città che la circonda. Per accedervi, infatti, è necessario varcare un confine di vetro e attraversare un piccolo giardino, come se il luogo invitasse il visitatore a prendersi il tempo necessario per entrare nel giusto stato d’animo da dedicare all’arte.

Dal 12 ottobre, le sue sale, inondate di luce, e quelle più intime situate al piano inferiore ospitano la prima grande retrospettiva in Europa di Olga de Amaral, una figura chiave della scena artistica colombiana e della Fiber Art. La mostra riunisce circa ottanta opere realizzate tra gli anni ’60 e oggi, molte delle quali vengono esposte per la prima volta fuori dai confini della Colombia. Opere monumentali, piccole esplorazioni con materiali diversi e sperimentazioni di tecniche rendono de Amaral una vera rivoluzionaria nel campo delle arti tessili.

Mentre costruisco superfici, creo spazi di meditazione, contemplazione e riflessione. Ogni piccola unità che forma la superficie non è solo significativa in sé, ma è anche profondamente risonante dell’intero insieme. Allo stesso modo, l’intero è profondamente risonante di ogni singolo elemento

Olga de Amaral

Queste parole dell’artista sembrano prefigurare perfettamente l’esperienza visiva che ci attende. Non a caso, l’architetto franco-libanese Lina Ghotmeh ha progettato lo spazio espositivo creando un paesaggio di pietre d’ardesia che collega organicamente l’interno, l’esterno e le opere, come se fossero incastonate in un unico ecosistema. Un invito a riflettere, a entrare in un mondo in cui ogni elemento è parte di un tutto armonico.

catalogue exposition pag. 224-225, copyright editions fondation, Cartier pour l’art contemporain, Paris

Io vivo il colore. So che è un linguaggio inconscio, e lo capisco. Il colore è come un amico, mi accompagna

Olga de Amaral

Le parole di Olga de Amaral conducono il visitatore verso il piano sotterraneo della Fondation, dove il colore diventa protagonista e narra una storia. Geometrie e combinazioni di materiali diversi sembrano pietre preziose intessute, accompagnando lo spettatore nella terra natia dell’artista: gli altopiani delle Ande, le valli, le vaste pianure tropicali. Un viaggio a spirale, sapientemente progettato da Ghotmeh, guida il pubblico attraverso uno spazio avvolgente, dove emergono gradualmente le esplorazioni dell’artista nelle varie tecniche.

L’ultima sala ospita senza dubbio il pezzo più affascinante della mostra. “Estelas”, un’opera iniziata nel 1996, è composta da più di settanta stele dorate realizzate con una rigida struttura di cotone, ricoperta da uno spesso strato di gesso, dipinta con acrilico e infine rivestita con foglia d’oro, nascondendo ogni traccia di tessuto. La sensazione è quella di trovarsi davanti a vere e proprie opere architettoniche ancestrali, una sorta di Stonehenge fluttuante nello spazio nero della sala.

Olga de Amaral, artista finora poco rappresentata in Europa, rimarrà in mostra alla Fondation Cartier fino al 16 marzo. Un’opportunità unica per immergersi in un mondo troppo poco conosciuto, per scoprire e riflettere su come l’arte possa essere una forma di meditazione e di ricerca continua.

web olgadeamaral.art

ig. olgadeamaral


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