GROSSI FW 25/26

di beatrice netti

un viaggio metafisico

Andrea Grossi, fondatore del brand omonimo, nato nel 1996 a Reggio Emilia, ci ha condotto nel suo universo, sia fisico che metafisico. Ci troviamo alla Fondazione Sozzani di via Tazzoli, a Milano. Entrare in questo spazio è stato come oltrepassare la soglia di una realtà sospesa, un luogo dove il confine tra osservatore e osservato si dissolve.

Grossi ha costruito la sua visione creativa sulla fusione tra tradizione e innovazione. Dopo gli studi in Graphic Design e Fashion Design al Polimoda di Firenze, ha affinato un approccio sperimentale, con il denim al centro della sua ricerca. L’esperienza maturata presso Diesel, come denim designer al fianco di Glenn Martens, gli ha permesso di esplorare nuove tecniche, trasformando il passato in nuove narrazioni contemporanee. Ci siamo mai chiesti cosa significhi davvero trasformarsi? Cosa accade nel momento in cui ci si apre al cambiamento, tra desiderio e incertezza?

Il focus dell’evento era l’installazione video The Casting, curata dal regista Filippo Savoia. Le sue proiezioni restituivano corpi che si muovevano con una naturalezza quasi disarmante, come in una danza spontanea, genuina. Le pareti pulsavano di colori al neon, riflettendo immagini in continuo mutamento, in cui i protagonisti non seguivano schemi o coreografie predefinite, ma mettevano in scena audizioni libere, dando forma a un momento di pura vitalità, sospeso tra il desiderio di trasformazione e l’imbarazzo di essere osservati. Solo libertà. Solo espressione.

the casting – la collezione

Ed è proprio in questa libertà che prende forma la collezione Fall Winter 2025/2026 di Grossi. Un guardaroba che nasce dalla destrutturazione del denim e del jersey, per ridefinire i codici dell’abbigliamento maschile. La collezione adotta un approccio anti-elitario, portando sperimentazione su capi iconici come jeans e t-shirt. Quest’ultime, realizzate in diverse pesantezze, spaziano dall’aspetto grezzo delle t-shirt vintage a tessuti semi-trasparenti che dialogano con il corpo. Il jeans si scioglie, diventa fluido, mentre il corduroy solarizzato richiama un passato che viene filtrato attraverso il presente. Il tema della trasformazione è centrale: il denim passa da rigido a fluido, i jeans perdono la loro identità originaria attraverso trattamenti innovativi – come devoré, laser e lavaggi – per reinventarsi, trasformandosi in capi in felpa o persino in intimo.

Ma forse il vero cuore di questa collezione non risiede solo nei capi, ma nell’energia che trasmettono. Nel racconto di storie quotidiane che si intrecciano tra l’ordinario e il sublime, in un senso di appartenenza e di ricerca. La locomotiva, simbolo che si fonde con il logo del brand, richiama le note del cantautore Francesco Guccini e l’immaginario della stazione dei treni: binari, nebbia e quel senso di gioventù di provincia, sospesa tra le radici e il sogno di cambiamento. E quella locomotiva, simbolo di nostalgia e desiderio di fuga, diventa una metafora perfetta di questo viaggio identitario.

il vero made in Italy

Andrea fa parte di quei giovani designer che hanno ancora qualcosa da dire. E non è forse questo il vero Made in Italy? Ci ha lasciato con una sensazione difficile da definire: un mix di empatia, riconoscimento e riscoperta. Perché, in fondo, non è questa la vera essenza della moda? Il “fatto in Italia” inteso non solo come sinonimo di qualità, ma come una visione a 360 gradi che parte da un’esigenza quasi fisiologica nel dover creare e trasmettere messaggi. È un sistema vivo che può e deve essere supportato.


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