di marina comerio
Centro di esposizioni temporanee e di attività culturali situato sul lungarno meridionale, nel cuore del centro storico di Pisa, Palazzo Blu ospita fino al 23 febbraio la mostra personale di Katsushika Hokusai. La scelta della location non poteva essere migliore, visto il nome evocativo che conferisce al luogo una sorta di aura esotica, consacrata dal colore della sua facciata che senz’altro si discosta da tutto ciò che lo circonda.
La celeberrima “Onda” dell’autore accoglie i visitatori al di sopra del grande portone, con un senso di continuità tra due mondi evidentemente distanti ma collegati dalle influenze artistiche che Hokusai ha esercitato su diversi esponenti dell’avanguardia europea, come Degas, Toulouse-Lautrec ed Émile Gallé.
Oltre 200 opere, alcune delle quali mai esposte prima, popolano le sale dedicate alla mostra, immerse in una luce soffusa che ne accentua la delicatezza. Maestro di iconiche vedute e bellezze paesaggistiche, Hokusai esprime tutta la sua poetica raffinatezza anche nella rappresentazione di animali sacri e leggendari, impreziosendo le sue opere con pigmenti d’argento e oro. I manga, utilizzati come manuali di disegno per pittori, e le silografie dedicate a personaggi letterari aiutano a descrivere l’artista, regalandone una visione a tutto tondo.
Artista eccentrico e poliedrico, Hokusai ha saputo ritrarre con originalità la natura, la quotidianità e le molteplici sfaccettature della società del suo tempo, combinando la pittura tradizionale giapponese con le tecniche dell’arte occidentale, diventando un interprete eccezionale della realtà a lui circostante.


La mostra si arricchisce inoltre di un’opera immersiva del collettivo TeamLab, dal titolo “Memory of Waves”, che reinterpreta, con un linguaggio tecnologico e coinvolgente, la potenza visiva e simbolica delle onde, trasportando l’eredità di Hokusai fino ai giorni nostri.
Dall’età di sei anni ho avuto la mania di disegnare la forma delle cose. Verso i cinquanta avevo prodotto una quantità di disegni, ma tutto ciò che ho fatto prima dei settant’anni non merita considerazione. A settantatré anni ho imparato un po’ di come sono fatte realmente le cose: uccelli, animali, insetti, pesci, l’erba e gli alberi. Di conseguenza, a ottant’anni avrò fatto ulteriori progressi, a novanta penetrerò il mistero delle cose, a cento anni sarò decisamente arrivato a un livello meraviglioso e, a centodieci, ogni punto, ogni linea avrà vita propria.
Gakyo Rojin Manji, il vecchio pazzo per la pittura
Katsushika Hokusai






