Parliamo di Marina Comerio
Sono sempre stata affascinata dalle dinamiche che si vengono a creare inevitabilmente all’interno dei rapporti umani. Un linguaggio spesso sott’inteso ma tutt’altro che semplice e scontato che regola la vita di coppia comunque essa sia formata.
Marina Comerio
Marina paragona il delicato ecosistema di coppia ad uno specchio tenuto in piedi in maniera quasi innaturale tramite l’utilizzo di una semplice corda grezza e due pesanti pietre sistemate agli opposti. Tutti oggetti estremamente simbolici che, se ci si ferma a riflettere, raccontano tantissimo di se stessi e di ciò che rappresentano.
da un’idea di Marina Comerio, movimenti di Roberta Giuffrida e Marco Nicosi, regia di Giuseppe Palomba
L’opera fisica è stata poi arricchita da un’ulteriore opera di video art che ne va a completare il significato. All’interno del breve filmato viene messo in scena il gioco delle parti impersonato da due generiche figure che simulano con gesti semplici il rapporto che si crea e man mano si stringe tra loro tramite l’utilizzo per l’appunto della corda. Una volta stabilito, inizia per loro un gioco di equilibri, spesso precari, che permette ad entrambi di rimanere in piedi, quindi “in rapporto”.


Il finale ci regala un colpo di scena. Il video infatti si conclude con un repentino gesto di mano che lascia sottintendere l’abbandono della presa da una delle parti in entrambi i contesti (umano e simbolico nell’opera d’arte) andando a sottolineare ancora di più l’importanza di entrambi gli attori nella coppia e del legame instaurato attraverso lo spago per evitare la caduta in mille pezzi del bene prezioso che sta nel mezzo.

Marina Comerio, nata a Milano nel 1977, inizia a studiare disegno e pittura per il bisogno e la necessità di dare un senso a tutto ciò che aveva dentro, trovando così un modo personale di esprimersi. Per arrivare a ciò, ha dovuto affrontare mutamenti fisiologici di crescita artistica: partendo dalla pura descrizione della realtà, passando attraverso la ricerca di sentimenti e stati d’animo interiori e infine rappresentando la bellezza attraverso la forma e l’uso del colore.
In poche parole, nell’arte si concede di seguire i suoi bisogni come farebbe un bambino o un essere primitivo nella speranza di lasciare una traccia del suo passaggio su questa terra.
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