Parliamo di Matteo Gobbo

La mia ricerca si concentra sul rapporto tra materia e spirito. Questa indagine viene portata avanti attraverso un tipo di meditazione silenziosa, contemplazione interiore del momento presente. Una propensione al pensiero introspettivo mi ha portato ad approfondire la mia condizione umana
Matteo Gobbo
Il viaggio di Matteo nel mondo dell’arte è avvenuto in maniera trasversale. Attraverso una carriera professionale nel mondo dell’alta cucina, ha trovato nello studio dell’arte e delle sue possibilità uno sviluppo delle capacità creative. Durante questo percorso, fatto di spostamenti fisici e interiori, ha incontrato antiche tecniche meditative, differenti filosofie e pratiche religiose, fino ad approdare a un approccio più laico e aperto. Per tale motivo, vogliamo dedicare a Matteo un intero editoriale senza porci troppi interrogativi sulla sua vita, sulla sua carriera o sui metodi di espressione da lui scelti. L’aspetto di cui vogliamo fare una narrazione solida è quello del legame tra opera e artefice mediante la sua esplorazione interiore.
Ciò che ci colpisce è come l’artista si sia legato all’arte non tanto come scopo ultimo ma come mezzo di comunicazione verso qualcosa. Matteo, infatti, ha colto nella produzione artistica la possibilità di entrare in contatto con l’ignoto. Importante in questo gesto è il fattore tempo, il quale ha permesso a Matteo di entrare più affondo nell’opera mediante l’esperienza sensoriale. È attraverso i sensi che cerca di creare quel contatto quasi primordiale con una realtà più profonda, capace di catturare un piccolo frammento dell’indefinibile.
Nel suo linguaggio espressivo, Matteo Gobbo mescola diverse tecniche e materiali, ma la ricerca che si sviluppa tra esperienze interiori, religioni, credenze e sentimenti umani rimane costante. Il legame che unisce tutta la sua produzione è proprio quello tra carne e spirito. Ecco, infatti, come l’interazione tra l’opera e l’artista, così come tra l’opera e lo spettatore, diventa il ponte intra-dimensionale per una possibilità di contatto con il sé.
Opera 1
Prostrazione, Installazione, Gobbo Matteo, Tecnica mista: corda, ecopelle, acrilici, cm 180×250 cm, 2024, Photo Credit Gobbo Matteo.

Prostazione /pro·stra·zió·ne/ Sostantivo femminile: 1. Grave depressione fisica o morale, spec. Conseguente a malattie debilitanti o eventi traumatizzanti; 2. Genuflessione accompagnata da un profondo inchino, in modo che il corpo si trovi interamente steso a terra col volto in giù. Potremmo definirlo come un atto rituale poiché ciò che notiamo da questa performance è una profonda autoanalisi. In quanto percepiamo il pensiero umano di un mondo in cui tutti ci definiamo “liberi” ma non lo siamo. Rispettiamo delle indicazione predefinite, dei preconcetti imposti da altri e quando la vita ci mette davanti a dei dubbi
rispondiamo attraverso le nostre memorie, solcando comportamenti ripetitivi, attivando riposte oramai consuete, o forse dovremmo dire desuete. In quest’ottica il gesto della Prostrazione diviene rivoluzionario, una sommossa interiore, un abbandono delle proprie strutture senza più alcun pregiudizio. Così lo sposalizio diviene quello tra il corpo umano e lo spirito universale, l’unione del verticale con l’orizzontale, riscoprendo nel non conosciuto un faro nella fosca illusione della realtà, un punto zero continuo a sé stesso per l’eternità.

Opera 2
Intimate bodies, Gobbo Matteo, Scultura con materiali di recupero, Rete di ferro, colla, tessuti vari, materiale organico, 2023, Photo credit Gobbo Matteo.
Figure fantomatiche o ingombranti oscillano tra vuoto e pieno, tra materia e spirito. Il progetto è in collaborazione con Rotary Young di Bologna e FANEP, associazione che si occupa delle malattie alimentari, che dirige un reparto dedicato all’interno dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Questi corpi riflettono sul concetto di vuoto o spazio, i tessuti riciclati sono impregnati di un vissuto che porta con sé la traccia dell’uomo, ma che allo stesso tempo ne evidenzia il carattere passeggero e ineffabile.


Opera 3
Nourishment, Gobbo Matteo, Sand stone, Cm 20 x 15 x 08, 2022.


Opera 4
Colonna, Gobbo Matteo, Scultura in pietra, Cm 29x15x15, Photo credit Matteo Gobbo.
Come una connessione in una visione simbolica, l’opera può essere considerata anche un canale di comunicazione tra il cielo e la terra.

Opera 5
Trasmutazioni, Gobbo Matteo, Scultura in colla, farina, foglie di vite, vino, Cm 130 x 32 x 3, 2022, Photo credit Gobbo Matteo.
Trasmutazioni riprende nelle forme le “Patere” etrusche, piatti che venivano usati nei sacrifici per le offerte agli dèi o nelle celebrazioni pubbliche. La patera nelle sue due forme essenziali, concavo e convesso, rappresenta l’unione tra il maschile e il femminile, in una coesione universale. Il lavoro eseguito per Materia Prima Foundation richiama diversi aspetti legati al territorio toscano, al vino e al suo aspetto profano e sacro.

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