Il legame tra etica e glam
Sapevate che da cinque anni in quel di Los Angeles ha luogo una Vegan Fashion Week? Fondata nel 2018 da Emanuelle Rienda, esperta di moda etica e sostenibile, questa particolare fashion week è unica nel suo genere. Poiché essa è un inno contro lo sfruttamento degli animali, dell’ambiente e dei lavoratori del mondo della moda. Questo evento, infatti, oltre che presentare al mondo piccoli e grandi brand, tutti etici e vegan, contribuisce anche al loro sviluppo e alla loro affermazione, o addirittura alla loro transizione verso la sostenibilità, oltre che alla sensibilizzazione di un pubblico che cresce di anno in anno.
La quinta edizione si è tenuta lo scorso ottobre presso il California Market Center e, pur non avendo un periodo fisso di riferimento, essa si unisce di diritto alle altre più famose e tradizionali settimane della moda. Tuttavia, la Vegan Fashion Week non ha ancora i “numeri”, in termini di pubblico, che possono vantare le altre passerelle ma, data la sua vicinanza a Hollywood, può contare su parecchie celebrità che vi partecipano attirando sempre più hype su di essa. Quest’ultimo evento prese il nome di “The Golden Hour Fashion show” e iniziò con un discorso politico che ha fatto emozionare in molti dell’attrice di Never Have I Ever, serie Netflix. Stiamo parlando di Richa Moorjani, la quale è sempre stata molto coinvolta nelle vicende etiche della moda.
La prima a sfilare è stata la designer Suzanne Harper, fondatrice del brand di calzature A Perfect Jane. La sua mission è quella di dimostrare al mondo che moda e sostenibilità possono andare d’accordo senza utilizzare animali, poiché i loro stivali sono realizzati in pelle di mela e sono 100% vegani.
La reputazione della moda cruelty-free, o come si suol dire vegana, non è stata generalmente sinonimo di coolness. L’obiettivo di Emmanuelle Rienda è invece proprio quello di rendere glamour ciò che fino ad ora è stato etichettato come “green”, “ambientalista” ed “ecologico”. Tutte parole vere a riguardo della moda etica ma ci chiediamo perché non parlare anche di quanto sia bello un capo fatto a mano, di quanto sia cool e fresh avere dei jeans in cotone biologico coltivato senza trattamenti chimici? Rienda ha lanciato questo nuovo tipo di fashion show per mostrare all’industria della moda mainstream come si sono evolute le offerte nella categoria cruelty-free. Dopo un lancio di successo della conferenza The Future of Fashion durante l’edizione di ottobre 2018 del L.A. Spettacolo tessile, Rienda voleva basarsi sui progressi che ha visto fare durante quell’evento. “L’obiettivo principale [della Vegan Fashion Week] era diventare mainstream e far raggiungere questo messaggio un pubblico più ampio”, ha detto Rienda, fondatrice dell’agenzia creativa di Los Angeles Le Frenchlab. “Voglio uscire da questa bolla vegana in cui tutti parlano solo con altre persone coinvolte nella moda sostenibile”.
Un nuovo progetto che ha debuttato a questa Vegan Fashion Week è stato Nikki Green. Con un team eccellente, composto da Dominique Side, Anthony Hall e Christian Allen, presenta una fusione di energia, fuoco e passione ma allo stesso tempo lusso etico.
Altro brand che ci ha colpito è quello di Guillaume Larquemain, stilista etico francese, il quale ha racchiuso la visione d’avanguardia del futuro della moda etica e sostenibile in una super capsule. Il marchio è nato tre anni fa in Francia con il desiderio di portare un look più lussuoso ed esclusivo ma in egual modo sostenibile. Larquemain disse:
Tutto è stato realizzato in Normandia, la regione da cui provengo, e immaginato per un armadio genderfluid, senza stagione, dal design minimalista, elegante e soprattutto umano, proposto in fibra di mela ma anche bambù e lino.
La decisione di lanciare la Vegan Fashion Week a Los Angeles è stata presa grazie al movimento che abbiamo potuto notare negli ultimi anni da parte della California verso una legislazione animal-friendly. Citando i divieti sui cosmetici per la sperimentazione animale, la pelliccia e il foie gras, Rienda ha sentito una connessione naturale con la regione per il progetto. “La California è uno stato più all’avanguardia negli Stati Uniti e nel mondo che sta davvero spingendo molto fortemente i diritti degli animali”, ha spiegato. “Ha avuto molto senso iniziare da qui. La moda a Los Angeles è fantastica, ma c’è un divario e penso che la Vegan Fashion Week potrebbe colmare questa lacuna attraverso la moda all’avanguardia ma consapevole”. Tuttavia, Rienda vuole far crescere sempre di più il progetto di inclusione della Vegan Fashion Week, quindi non sarà radicata in una città. Per massimizzare l’esposizione a livello globale, porterà l’evento in altre grandi città della moda.
“Non si tratta solo degli animali, si tratta di cercare di dare risposte sulla sostenibilità e avvicinare i più grandi innovatori e creativi del mondo tutti nello stesso posto, i quali stanno portando soluzioni a problemi che affrontiamo continuamente in questo momento: l’ambiente, il commercio equo e solidale e i diritti degli animali”.
L’obiettivo, quindi, è quello di far diventare normalità la moda sostenibile, la ricerca di designer e brand etici e quindi una maggiore consapevolezza negli acquisti poiché motto dell’evento è: il lusso etico è il futuro. E se parliamo di lusso, non possiamo immaginare di dover acquistare una borsa di un noto brand luxury prodotta da mani operaie sottopagate, senza un momento di pausa, in condizioni di luce e ambiente scadenti. La Vegan Fashion Week per questo motivo e per tanti altri “viaggerà fino a quando la moda vegana non è la norma”, così come disse Rienda in un’intervista.
Redatto da alessandra mauro e federica lo cascio
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