di Federica Lo Cascio

Ancora la stessa storia. Quella di Maurizio Gucci negli anni 60, quella che stava facendo fallire l’azienda ma che negli anni Novanta Tom Ford ha fatto rinascere.

Sicuramente la visione di Michele era troppo personale, ma sappiamo tutti in fondo che era Gucci. La scorsa FW 2023 è stata una sfilata di transizione, forse la migliore per dire addio ad una contemporaneità e fare spazio invece ad una sorta di neoclassicismo. Nella moda, come nell’arte, ci sono sempre due versanti: il ritorno alle origini e la propensione al futuro. Ma ricordiamo, tutto è veicolato dal nostro qui e ora: un presente incerto, fatto di consumismo, rapidità, problem solving e momenti che diventino #viral ma anche #green quando in realtà non c’è niente di sostenibile. Eppure siamo Ancora davanti ad una sfilata che non dice niente se non il nome del marchio, ancora una volta vediamo in passerella la famosa borsa Jackie, prodotto iconico dal 1961 grazie a Jacqueline Kennedy e rivisitata per questo 2024. Ma tutto ciò è abbastanza? Non è un po’ noioso rivedere le stese GG sulle cinture, i monogram su giacche e shorts, riproduzione di prodotti già conosciuti per assicurarsi il fatturato? Ancora?

Foto Filippo Fior


Speriamo che questo sia solo un rito di passaggio. Sabato De Sarno ha un forte potenziale, lo sappiamo tutti, e ancora immaginiamo un grande impatto all’interno dell’azienda. Lui invece riesce ad immaginarlo?

Foto di Armando grillo


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