Di Federica Lo Cascio

PICCOLO SPOILER: il film Barbie non parla di Barbie, la bambola più conosciuta al mondo. Ci dispiace dover sfatare questo mito e dovervi dire di non portare i vostri bambini a vederlo al cinema. Forse è un grandissimo spoiler per chi ancora non l’ha visto, ma anche un forte avvertimento per chi andrà.

Un film dalle opinioni contrastanti. C’è chi l’ha amato e chi invece l’ha odiato. Geniale o idiota? Divertente o irriverente? Arte o marchetta? Forse sono solamente due facce della stessa medaglia.

Ecco che i due mondi si incrociano. Ed è qui che ci rendiamo conto di quanto siano uguali e no sense entrambi: poiché in nessuno dei due vige l’eguaglianza, la parità e l’inclusione che dovrebbero invece far parte di qualsiasi luogo, che sia Marte, la Terra o l’immaginazione dei bambini, anzi soprattutto quest’ultima.

Fin dalla prima scena le bambine distruggono le proprie bambole (spoiler: palese citazione a 2001: Odissea nello spazio di Kubrick) perché stanche dello stereotipo della donna casalinga e mamma. La Mattel con la sua bambola perfetta ha formato così delle bambine indipendenti, con sogni differenti, dall’astronauta alla veterinaria. Tuttavia, c’è stato un gap in questo processo, e la Gerwig lo sa bene: Barbie ha creato un mondo al femminile, e non femminista.

Il film con grande ironia tratta tutti questi temi, ma ciò che ci chiediamo noi è: basta tutto questo?

Se, insieme all’uscita sul grande schermo, sono pronte migliaia di collezioni con brand di fast fashion, se le vendite delle Birkenstock sono aumentate ancor di più, se le bambine e le ragazze vanno a vedere il film tutte vestite di rosa, Barbie è un film iconico o una semplice marchetta?

Davanti a tutto ciò, ci chiediamo: dove sta il femminismo? Forse è solo un mero colore di genere.

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