Greta Naselli x ALL-in mag
Nata a Catania e trasferita a Bologna da piccola, la sarta e imprenditrice Greta Naselli è tornata nella sua terra d’origine. Qui ha trovato molta più consapevolezza sull’artigianato e sulle tradizioni locali.
“Tra le sartorie di Via Umberto I e le mercerie di Via Manzoni, vi è un tessuto sociale dove l’artigiano lavora con molta più facilità, collabora con altri colleghi, trova ancora ottimi materiali al mercato.”

Greta racconta Repunto
Non c’è un vero momento di inizio. Fin da piccola giocavo cucendo tessuti di scarto che trovavo in casa. E questo mi ha portata a prendere consapevolezza sul valore che hanno i materiali e di ciò che spesso consideriamo scarti ma che in realtà hanno ancora tanta qualità. Un artigiano bravo potrebbe trasformarli all’infinito. Il concept di Repunto è nato quando avevo vent’anni. Ho iniziato facendo patchwork con jeans di scarto e poi pian piano sono diventata insegnante di sartoria ed ho iniziato a collaborare con diversi teatri ed associazioni a Bologna.
Economia circolare. Qui in laboratorio faccio corsi di Sartoria e di Riciclo Creativo. Per me, infatti, la moda di domani sarà un misto tra upcycling, artigianato e filiere di produzione industriali totalmente sostenibili e circolari, il più possibile locali.
Repunto si basa su una piccola rete circolare di aziende dai cui recuperiamo gli scarti tessili di lavorazione per donargli nuova vita. Spesso sono campionari, invenduti o lotti fallati. Nello specifico prediligiamo le cartelle colore di tappezzeria, utilizzate per rappresentare la collezione o le nuove palette colore, si tratta del primo campione mostrato in rappresentanza che quando verrà prodotto in serie subirà un abbassamento della qualità a causa di lavaggi e trattamenti. Ciò fa capire come spesso buttiamo la parte migliore delle cose.
Il sistema moda è insostenibile. Siamo in un momento in cui tutto dovrebbe cambiare. I prezzi da pagare del fast fashion li stiamo iniziando a subire e continueremo sempre di più col tempo. Ma a causarli è anche l’alta moda con le seconde e terze linee. L’intero sistema non funziona: è come una bolla che sta esplodendo ed esploderà nel momento in cui le persone prenderanno più consapevolezza.
Purtroppo, noi conosciamo veramente poco di quello che indossiamo. Dovremmo spostare l’attenzione da chi ci consiglia di indossare qualcosa solo perché ‘di moda’ alla storia che sta dietro a quel capo: domandarci chi l’ha fatto, dove è stato fatto e con quali materiali.

C’è più consapevolezza oggi? Se fino a ieri tutti mi chiedevano perché usassi tessuti di scarto, oggi invece mi dicono quanto sia bello e sostenibile. Quindi la consapevolezza sta aumentando, anche tra noi del settore. Stanno nascendo anche corsi in moda sostenibile. È assurdo pensare ancora di spendere molto per mangiare prodotti biologici e a km0, ma non per comprare vestiti di qualità che non inquinino la nostra pelle e il nostro pianeta.
Essere stilisti di sé stessi. Il concept di Repunto è molto più ampio di una produzione stilistica. Io non mi sento una stilista, io sono un’artigiana. Repunto non vuole dare uno stile ma è un mezzo attraverso il quale ognuno può diventare stilista di sé stesso. Poiché oggi di stili ne abbiamo tantissimi che alla fin dei conti si riciclano da decenni. La moda dovrebbe essere un modo per sentirsi sé stessi, belli e speciali per quello che siamo veramente.





