Di Greta Naselli

Rinascere. Non facciamo altro ogni giorno da secoli, ma sembra che non ce ne rendiamo conto.
Rinasciamo dopo una relazione andata male, rinasciamo quando cambiamo lavoro, rinasciamo dopo aver ricevuto un gesto d’amore speciale, rinasciamo quando conosciamo qualcuno di nuovo che ci ispira e ci contagia, rinasciamo quando capiamo che il cambiamento ci fa bene e che c’è sempre un modo nuovo di vedere le cose. Rinasciamo quando ci sdraiamo sull’erba, chiudiamo gli occhi e facciamo un respiro profondissimo.
In natura ogni cosa è rinascita, ogni cosa esiste perché strettamente connessa a tutto il resto. In natura non esiste lo spreco, finito il ciclo di vita di una pianta essa stessa diventa cibo per le altre. Ogni cosa si trasforma, ogni elemento chimico si lega all’altro generando continuamente vita. E noi cosa siamo se non natura?
Bisogna sempre accettare il cambiamento come parte integrante dell’esistenza, poiché la vita non è lineare. È la nostra mente che ha bisogno di dare una forma geometrica definibile anche alle cose intangibili. I nostri sogni cambiano, come anche i nostri desideri. Dobbiamo smetterla di vederci definiti necessariamente in un ruolo senza il quale ci sentiremmo persi. Dobbiamo essere in grado di reinventarci sempre. Se soffriamo non dobbiamo normalizzare la sofferenza come parte integrante della vita. Le piante che soffrono alla fine muoiono e rinascono in altro.
L’aragosta nasce in un piccolo carapace e quando cresce soffre tantissimo, ma non rimane lì a soffrire, l’aragosta cambia guscio. Perché lei non è il suo guscio, il guscio è una parte di essa che però lascia andare per cercare il luogo più giusto per sé. Da una perdita avviene una rinascita, da una crisi nascono le idee per futuri migliori. Noi siamo biodiversità.



