Come stanno cambiando le sfilate

Di Federica Lo Cascio

L’immaginazione è il mezzo per visualizzare, per rendere visibile ciò che la fantasia, l’invenzione e la creatività, pensano.

Bruno Munari, Fantasia
Coperni FW 2024

Oggi le passerelle di moda possono essere un punto di ispirazione così come il posto più noioso al mondo. Ormai il nostro immaginario è così zeppo di figurazioni che qualsiasi cosa ci appare monotona, già vista e quasi soporifera.

Ecco che assistiamo sempre di più a delle performance artistiche piuttosto che a sfilate: una sorta di rinascita delle fashion runway. Potremmo dire che per allenare l’immaginazione di chi osserva una sfilata vengono attuati piuttosto degli escamotage? Forse, o semplicemente i designer e i direttori creativi delle maison vedono questa fuga dalla monotonia come una necessità del sistema moda odierno.

Da Coperni, che con una messa in scena sempre futuristica (vedi la stagione passata con il virale abito spray di Bella Hadid), questa volta, ha dato spazio ad un altro immaginario: quello del duo di cinofili di Boston Dynamics che in una rivisitazione aggiornata de “Il lupo e l’agnello” di Jean de la Fontaine, hanno portato una storia tra esseri umani e robot. Qualcosa che in passato, effettivamente, è stato già fatto. I più attenti ricorderanno la sfilata della Spring Summer 1999 di Alexander McQueen, dove un robot spara della vernice nera e gialla fluo addosso all’abito bianco della modella Shalom Harlow. Di una carica sessuale potentissima, il momento struggente rimane nella storia per la sua crudezza e per lo shock, tanto che ancora oggi resta d’impatto come allora.

Alexander Mcqueen Spring Summer ’99

Così lo scontro/rapporto tra uomo e macchina, natura e tecnologia, arte e innovazione, è sempre stato un tema centrale fin dagli anni ’90. Designer come Hussein Chalayan e John Galliano hanno messo in scena delle performance piuttosto che semplici sfilate. Hanno infranto il muro dell’esperienza visiva, emotiva e sensoriale perché, come scrisse la studiosa Jessica Bugg, sia nell’arte che nella moda il corpo funge da catalizzatore e da spazio per la creazione e la comunicazione di un significato. Spesso invece ci dimentichiamo che la moda è e deve essere mezzo di espressione, di cultura e mediazione. Negli anni Novanta, la figura del designer si è talmente fusa con quella dell’artista che diventa difficile etichettare i personaggi guida di quel decennio per discipline.

La performance art ha sempre attirato l’intero mondo della moda, da coloro che ne fanno parte da vicino, designer, stylist, fotografi, fino a giornalisti, buyer ed oggi anche influencer, tiktoker, etc. che creano quell’alone di viralità, intrinseco della fashion performance odierna. Ma parliamo solo di questo o c’è dell’altro? Poiché il fashion show sta così a cavallo tra moda e teatro, tra fotografia e danza, tra movimento e staticità. Quasi come un tableau vivant di Vanessa Beecroft, la performance è mobile ed immobile. I suoi lavori saranno un espediente estremamente popolare tra stilisti come Miuccia Prada ed Helmut Lang.

Un esempio attuale di cui tutti stanno parlando è la sfilata di Anrealage per la FW 2023. Partendo dal presupposto che le cose non sono sempre e necessariamente ciò che sembrano, le modelle di Morinaga avevano abiti simili ma non uguali, tagliati in modo simmetrico per sembrare identici, erano immobili l’una accanto all’altra mentre dei raggi UV le inondavano al ritmo lento del “Boléro” di Ravel.

Ma già dieci anni fa, Kunihiko Morinaga aveva usato un tessuto con proprietà foto-cromatiche le quali cambiavano colore in base alla luce. Oggi ad Anrealage è semplicemente ritornato allo studio iniziale, in una sorta di coup de théâtre che fa la sua scena con tanto di applausi ad ogni metamorfosi dell’abito colorato. Questa era la prima volta per lui in cui faceva integrare la tecnologia su pelliccia sintetica, velluto, pizzo, maglia, jacquard e raso. Ma l’aspetto che più ci incuriosisce della sua performance è che tutto ciò che noi vediamo all’inizio non sarà mai uguale alla fine dello show. Un artista/designer fa anche questo poiché Munari aveva ragione: l’immaginazione è il mezzo che rende visibile ciò che la fantasia, l’invenzione e la creatività pensano.

ANREALAGE FW 2024


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