Di Susanna Ascia Miceli
Morire per rinascere, non è solo il titolo dell’interessante libro di Jean-Louis Siémons, ma il processo che il mondo cinematografico ha dovuto affrontare soprattutto dopo il periodo pandemico. Un momento di time out che forse vede oggi una speranza di rinascita. Film come Don’t look up, The Whale, È stata la mano di Dio, Nostalgia, Siccità, Il colibrì e tanti altri sono la conseguenza di questo risveglio.
Oggi il cinema, almeno come lo intendevo io, è morto. Il digitale è la morte del cinema
Quentin Tarantino, Cannes, 2014
Questa perdita di cui parla il regista è forse uno specchio della nostra società? Il suo costante mutamento ci conduce verso una corsa inarrestabile senza alcuna meta, la quale ci propone la “soluzione al problema” prima che qualcuno glielo avesse richiesto. Siamo abituati ad avere tutto a portata di mano con molta facilità, perciò ci siamo talmente abituati a correre verso la vetta che non ci interessa più neanche il modo in cui la raggiungeremo.
Parlando del fenomeno del “Fast Fashion” cerchiamo di sensibilizzare il più possibile chi legge i nostri articoli; eppure, la morte del cinema è quasi paragonabile al percorso della moda. La differenza sta nel suo antagonista che non si chiama fast fashion bensì piattaforma digitale, con la temutissima lista di siti streaming; la più famosa è senza dubbio Netflix, ma anche Disney Plus, Prime Video, NowTv ed AppletTv tengono il passo.
Noi, amanti della moda, dell’arte e anche del buon vino, di questa velocità ne abbiamo subito le conseguenze e siamo stanchi di inseguirla. Siamo stufi della rapidità con cui vediamo immagini, commentiamo e postiamo storie (senza lieto fine). Siamo pieni di malinconia, la stessa del film di Martone con protagonista Favino. Qui l’intimo racconto fa fuoriuscire il forte sentimento per Napoli, città lasciata da giovane e ritrovata da adulto in una sorta di rinascita interiore, che dona una seconda chance al luogo d’origine. È la stessa nostalgia per tutti quei paesi in cui cresciamo che troppo spesso siamo costretti ad abbandonare. È la stessa sensazione di quanto torni a vedere un film di Fellini con protagonista Marcello Mastroianni. Probabilmente non sarà così anche per le commedie romantiche o i cinepanettoni che ci propinano ogni anno attribuendole al nostro retaggio culturale, ma il cinema italiano non è solo questo, anzi.
Due mondi, Cinema e Moda, i quali sembrano essere oggi alla portata di tutti, facendo quindi perdere, apparentemente, il loro valore. Apparentemente sì, avete letto bene. Poiché entrambi i settori non potranno mai veramente cessare d’esistere. Vivono di alti e bassi con dei trends che probabilmente facilitano la loro fruizione. Tuttavia tendenze virali, come sono le piattaforme digitali, non potranno mai sostituire l’experience della visione di un film al cinema, perché per quanto possa essere comodo il divano di casa non sarà mai emozionante come le poltroncine rosso porpora che ci fanno sentire retrò, quasi come facessimo parte della sceneggiatura; e per quanti pacchi di pop-corn ci ostineremo a comprare al supermarket non saranno mai gustosi come la porzione extra acquistata al bar del cinema poco prima di entrare in sala.
Dunque, ben venga la sua morte, affinché la sua rinascita abbia il nome di Mario Martone, di Paolo Sorrentino o di chiunque abbia ancora voglia di farci innamorare. E sapete perché? Il potere del cinema non è solo quello di commuovere o far riflettere, ma anche quello di condividere un’emozione, un parere critico o semplicemente quella porzione extra dei pop-corn. Le relazioni umane hanno bisogno di vita, non di problem solving.
Con l’auspicio di una rinascita del cinema, soprattutto di quello italiano, il nostro invito è quello di concederci un po’ di tempo per noi stessi godendoci le pellicole, anche quelle cariche di nostalgia, quelle che ti sorprendono e che vorresti riavvolgere e far ripartire ancora e ancora.
Buona Visione cari lettori, che sia un film o la vostra vita, abbiatene cura. Sipario!

